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Col RD 30 marzo 1942 n. 327 l'Italia adottò la linea di bassa marea come linea di base normale dalla quale misurare il mare territoriale e col DPR 26 aprile 1977 n. 816 venne stabilita la linea di base diritta. Con tale legge, che ha annessa una carta ufficiale (fig. 10), l'Italia ha assolto anche il dettato dell'art. 16 della CMB.

Il tracciato della linea di base diritta italiana, specialmente per alcuni segmenti (baie in Sicilia e Arcipelago toscano), ha fatto sollevare alcuni dubbi di legittimità, infatti si sono chiuse baie o golfi che tecnicamente non si possono chiamare baie giuridiche. Tra i grandi golfi, quelli di Genova non è stato chiuso, mentre è stata chiusa la Laguna di Venezia. Comunque, il tracciato non sembra discostarsi in maniera netta dall'andamento della costa rimanendo, così, nello spirito della CMB.

L'Italia considera nella sua legislazione sulla linea di base diritta baia storica il Golfo di Taranto (60 x 63 mn) che viene chiuso da un segmento che unisce Capo di S. Maria di Leuca (Puglia) a Punta Alice (Calabria). Tale chiusura è stata formalmente contestata da Malta (1981) e dagli Stati Uniti (1986). La recente dottrina avvalora la storicità del Golfo di Taranto basandosi sulla sua esclusività di navigazione, pesca, diritti doganali, cabotaggio, servitù militari. Queste prerogative risalgono non solo ad atti del Regno d'Italia, ma anche a quelli del Regno delle Due Sicilie ed al Vicereame spagnolo di Napoli (XVI secolo). Per risalire il corso della storia ci si rifà al trattato tra Roma e Taranto del 302 a.C., citato da Appiano, storico del II sec. a.C.. Dal punto di vista economico vi sono gli statuti ed i regolamenti per la pesca che sono sintetizzati in un parere della Consulta Reale di Napoli del 1857. Durante la Ia Guerra Mondiale fu decretato il divieto di navigazione per ragioni militari all'interno del golfo.

Con la legge doganale del 26 gennaio 1896 l'Italia poteva svolgere attività di sorveglianza doganale fino ad una distanza di 10 km. Con la legge 612/12 venne adottata l'estensione di 10 mn.

Allo scoppio della Iª Guerra Mondiale un decreto del 1914 fissò l'estensione del mare territoriale a 6 mn, limite adottato dopo il 1942 e formalmente confermato già nel 1930. Con la legge 359/74 il limite è stato aumentato a 12 mn.

Per quanto riguarda il mare territoriale, l'Italia ha come vicini Slovenia (repubblica ex jugoslava) e Francia.

Col Trattato di Osimo (1977) si delimitarono lateralmente i mari territoriali d'Italia ed ex-Jugoslavia nel golfo di Trieste (fig. 11).

Con la Francia l'Italia confina sia lateralmente che frontalmente. Per la delimitazione laterale furono iniziate delle trattative non ancora concluse. La contrapposizione frontale si ha nelle Bocche di Bonifacio tra Corsica e Sardegna (fig. 12). In quest'ultima zona la frontiera venne originariamente definita per regolamentare le rispettive zone di pesca, ma la Francia utilizzò la linea di separazione anche come dogana. La relativa convenzione (1986) non specifica le coordinate geografiche dei 6 punti uniti da segmenti che definiscono la frontiera. Comunque, essa stabiliva due coppie di punti sulla terraferma identificati da piloni piramidali bianchi che individuano, con il loro allineamento, due rette: una coppia è punta meridionale dell'Isola di Budelli e Punta Marginetto sull'Isola della Maddalena; l'altra Marmorata Alta e Marmorata Bassa. Le due rette si intersecano in un punto circa equidistante da Punta Marmorata, dall'Isola di Razzoli e dall'Isola di Lavezzi formando una V con la punta rivolta verso sud. Vista l'imprecisione della delimitazione, è stata convenuta una fascia di tolleranza di 300 m da entrambi i lati.

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