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Pur ricoprendo più di due terzi della superficie terrestre, solo negli ultimi tre-quattro secoli il mare è solcato in modo continuo e con il preciso scopo di scoprirlo e raggiungere nuove terre da colonizzare. Con l'espansione dei traffici il mare è diventato il luogo d'incontro, più o meno pacifico, delle nazioni per cui a fronte della pratica si è resa necessaria una regolamentazione del suo uso.

In questo scritto si esporranno le principali caratteristiche della più piccola delle zone nelle quali è stato suddiviso il mare: il mare territoriale. Pur essendo la più piccola, la sua definizione e demarcazione comporta lo studio di molti aspetti tra i quali cartografici, storici e giuridici. In particolare si analizzerà la legislazione italiana in materia e la casistica degli stati che si affacciano sul bacino del Mar Mediterraneo. Non si potrà, comunque, essere esaustivi in una materia che ogni giorno presenta casi singolari, mentre la ricerca di principi giuridici che permettano di affrontarli si evolve anche su strade parallele.

I Greci furono i primi sostenitori di un mare libero considerato nel diritto romano come res communes (cosa in comune). Al contrario prima di loro i Fenici consideravano il mare di loro proprietà poichè erano praticamente gli unici a saperlo usare. La giurisdizione romana era esercitata solo per l'utilizzo dei porti e sul mare prospiciente per quanto riguarda la pesca e la sicurezza dei traffici dalle scorrerie piratesche. Fino al Medioevo la fascia di mare limitrofa alla costa fu considerata solo una zona di sicurezza dalle incursioni piratesche poichè, almeno fino al XV secolo, la navigazione si svolgeva prevalentemente di giorno e in vista della costa.

L'inizio della navigazione d'altura, grazie allo sviluppo di strumenti come la bussola, il sestante ed il cronometro (vedasi la risoluzione del famoso problema del calcolo della longitudine), i progressi dei mezzi offensivi marittimi e gli interessi economici costrinsero i governi ad estendere sul mare la propria giurisdizione. A causa di ciò iniziarono i problemi per disciplinare la sovranità su un elemento che non presenta elementi morfologici permanenti e che non ha la caratteristica, propria del territorio in senso stretto, della stanzione nel tempo della popolazione.

Praticamente, nel XX secolo ogni angolo di oceano ha vissuto qualche battaglia o è stato navigato per cui sembrava indispensabile codificare le norme che nei secoli si sono accettate. Tale atto giuridico fu concretizzato dall'ONU con la Convenzione sul mare territoriale e la zona contigua del 1958 (CG) ed aggiornato con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (CMB, entrata in vigore nel 1994). Queste due convenzioni saranno la guida per lo studio sul mare territoriale.

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